Nouveau blog du corso di giornalismo

Le Corso di giornalismo della Svizzera italiana est une formation continue pour les journalistes déjà actifs mais pas encore inscrits au registre professionnel (RP) et qui souhaiteraient l’être. Les étudiantes et étudiants de l’année 2019-2020 ont lancé un blog : avec leur autorisation, investigativ.ch imprimera des articles qui pourraient être utiles dans le travail de recherche. Voilà le premier, sur les aspects juridiques de notre travail (en italien).

È una linea sottile a separare ciò che un giornalista può e non può fare.

Carla Clavuot e Nicole Caola

Laura Bernasconi, giurista alla RSI, e Gianni Gaggini, vice produttore di Falò e presidente del Corso di giornalismo.

Muovendosi tra deontologia e legalità, diritti e doveri, interesse pubblico e protezione della personalità, la professione deve restare entro un confine a volte elastico, spesso tratteggiato, ma onnipresente: da un servizio di cronaca giudiziaria di pochi minuti a un’inchiesta più lunga e strutturata, la regola è trovare il giusto equilibrio tra la propria missione di watchdog e il rispetto del pubblico.

Restare sotto la linea è il dovere di ogni giornalista. Per tracciarla sono intervenuti davanti agli allievi del Corso di giornalismo della Svizzera italiana Gianni Gaggini, giornalista e volto della trasmissione Falò, e Laura Bernasconi, giurista alla RSI che svolge da anni un ruolo fondamentale all’interno delle redazioni dei programmi di inchiesta. Fondamentale perché sin dalla fase iniziale è in grado di intuire ciò che sta “sopra” e “sotto”, in modo che le redazioni possano riportare i fatti senza incorrere in problemi legali che vanificherebbero il loro lavoro.

Protezione della personalità, riprese e registrazioni illegali, diritto di risposta, protezione dell’onore. Quattro concetti che costituiscono potenziali rischi, e quindi fili imprescindibili nel tessuto della nostra linea. Per ciascuno di essi i relatori hanno portato degli esempi concreti, servizi e inchieste che li hanno portati a superare la linea e quindi a dover affrontare controversie legali.

Come comportarsi se i protagonisti di una vicenda raccontata in un servizio giornalistico già pubblicato chiedono che i propri nomi vengano cancellati invocando il diritto all’oblio?

Esempio: Via Nassa, avvocati in carcere (Quotidiano)

SOPRA LA LINEA
Fino all’anno scorso se una persona si rendeva responsabile di un reato compiuto nell’esercizio delle proprie funzioni era considerato di interesse pubblico poterne riportare i nomi (o renderli identificabili) all’interno di un articolo o di un servizio.
I giornalisti del Quotidiano avevano infatti identificato i due avvocati arrestati durante l’inchiesta penale contro Paolo Clemente Wicht.

SOTTO LA LINEA
Recentemente una sentenza del Tribunale d’appello cantonale ha ribaltato questo principio: è possibile fare i nomi di una persona implicata in un crimine solo e soltanto se gode di spiccata notorietà. Uno sconosciuto può quindi considerarsi “al sicuro”, perché i suoi dati sensibili non possono in alcun modo essere pubblicati dai media.

Come comportarsi se i protagonisti di una vicenda raccontata in un servizio giornalistico già pubblicato chiedono che i propri nomi vengano cancellati invocando il diritto all’oblio?

Esempio: Via Nassa, avvocati in carcere (Quotidiano)

SOPRA LA LINEA
Cancellare la notizia è giustificabile solo se i fatti riportati sono sbagliati o falsi. Aggiornarla o apporre dei cambiamenti è fattibile solo se effettivamente sono emersi nuovi spunti o fatti che ne giustifichino l’aggiornamento.

SOTTO LA LINEA
Nel caso del Quotidiano quando i due avvocati implicati nell’inchiesta hanno chiesto di cancellare i propri nomi (sulla base della sentenza del Tribunale d’appello) si è deciso di anonimizzare l’articolo scritto che correlava il servizio. Un’alternativa potrebbe essere chiedere a motori di ricerca come Google di modificare le impostazioni in modo che l’articolo non sia più tra i primi risultati delle ricerche correlate.

Come ci si comporta quando giungono in redazione denunce o messaggi anonimi?

Esempio: Casinò d’azzardo (Falò) 

SOPRA LA LINEA
Le segnalazioni o richieste d’aiuto anonime sono importanti piste da cui partire, ma non vanno mai pubblicate senza prima aver effettuato le verifiche necessarie. Le fonti vanno sempre protette, ma bisogna sempre chiedersi perché hanno interesse a sollevare il problema e a renderlo pubblico.
In caso di denuncia di un reato grave di natura sessuale, come la pedofilia, è importante segnalarlo alla polizia: non va dimenticato il nostro dovere innanzitutto di cittadini.

SOTTO LA LINEA
L’inchiesta di Falò sui casinò d’azzardo è partita da una lettera anonima interna, nella quale quindici lavoratori del Casinò di Lugano denunciavano movimenti di denaro alquanto sospetti. Per difendere le fonti nel servizio, sono stati cercati ed interrogati altri testimoni interni, che non avevano però partecipato alla denuncia, e resi a loro volta anonimi. La testimonianza anonima è uno strumento giornalistico che permette di raccontare la verità nascondendo l’identità di vittime o interessati.

Laura Bernasconi spiega alla classi i quattro potenziali limiti del giornalismo: protezione della personalità, riprese e registrazioni illegali, diritto di risposta e protezione dell’onore
Come ci si tutela da una potenziale denuncia penale da parte del protagonista di un’inchiesta?

Esempio: Verdure indigeste (Patti chiari)

SOPRA LA LINEA
Presupponendo la verifica dei fatti raccontati e la veridicità delle informazioni raccolte, si pubblica o si va in onda senza mostrare il documento alle parti, rischiando così una denuncia per diffamazione.

SOTTO LA LINEA
Fare in modo che il protagonista della vicenda – come nel caso di Enzo Crotta e dell’inchiesta di Patti Chiari – veda il servizio in anticipo e sia presente in studio per commentarlo. Qualora non si riuscisse a raggiungere gli attori in gioco documentare sempre i tentativi fatti per contattarli in modo da poter provare la propria buona fede.

In quali casi è lecito usare un microfono o una telecamera nascosta?

Esempio: Verdure indigeste (Patti chiari)

SOTTO LA LINEA
Per restare sotto la linea in questo caso è necessario che si verifichino diverse condizioni, e solo se tutte sono soddisfatte è possibile procedere. Il tema dell’inchiesta o dell’articolo dev’essere di interesse generale e potenzialmente utile a favorire il dibattito pubblico. Non ci devono essere altri modi per documentare i fatti che si intende riportare. Bisogna rispettare la privacy di chi è coinvolto, ovvero anonimizzare le persone riprese. Il fine delle riprese è quello di raccontare un fenomeno, e non puntare il dito su un colpevole.

Si possono filmare persone ad un evento pubblico e usare il materiale come immagine di copertura in un servizio, non per forza relativo a quella manifestazione?

Esempio: Chi paga la sbornia? (Falò)

SOPRA LA LINEA
Nel servizio di Falò dedicato all’abuso di alcol da parte dei giovani, c’è un breve spezzone, un’immagine di copertura, nel quale si vede un gruppo di ragazzi che brinda alla festa del vino di Mendrisio. Uno di loro, dopo aver visto la trasmissione, ha chiesto un risarcimento per lesione dell’onore, perché la comparsa del suo viso in un sevizio sulla sbornia gli avrebbe causato diversi problemi. Il ragazzo ha vinto la causa contro la RSI.

SOTTO LA LINEA
Tendenzialmente quando una persona si trova in un luogo pubblico, conscia di venir filmata, se non rifiuta espressamente di venir ripresa significa che è d’accordo. Il giornalista e il videomaker dovrebbero però sempre chiarire i motivi del servizio: la persona deve essere a conoscenza del tema trattato nel video in cui comparirà.