Die Kolleginnen und Kollegen von Public Eye vergeben erneut Preise für investigative Recherchen. Deadline ist der 9. März. Und darum geht es:
Nach der erfolgreichen Erstausgabe des Investigation Award anlässlich unseres 50-Jahre-Jubiläums 2018 unterstützen wir auch 2020 wieder zwei journalistische Projekte mit je 10 000 CHF, deren Recherchen in jenen Ländern ansetzen, wo die Rechte von Menschen durch verantwortungslose Konzerne verletzt werden. Denn wer kann solche Ungerechtigkeiten besser dokumentieren als jene Medienschaffenden, die dort sind oder dorthin gehen, wo sie geschehen? Infos und Teilnahmebedingungen findet Ihr hier.
DerCorso di giornalismo della Svizzera italiana ist eine Weiterbildung für Journalistinnen und Journalisten, die bereits im Beruf tätig sind und ins Berufsregister BR aufgenommen werden möchten. Die Studierenden des Jahrgangs 2019-2020 haben einen Blog lanciert: mit ihrer Genehmigung wird investigativ.ch die Artikel abdrucken, die in der Recherche-Arbeit nützlich sein können. Im folgenden Bericht geht es um sexistische Sprache und darum, wie wie sie vermieden werden kann. Hier geht es direkt zur Webseiteund zum Videointerview.
“Es ist ein Mädchen”… E allora?
A cura di Raffaella Biffi e Axel Belloni
«È la prima volta nella storia che due donne si avventurano sole nello spazio». «Es ist ein Mädchen: Angela Merkel prima cancelliera nella storia della Germania». Gli esempi di Repubblica e Tageszeitung sono lo specchio di una discriminazione di genere alla quale contribuiscono anche i media. Espressioni contratte per esigenze di sintesi e slogan veicolati dalla stampa, che si trasformano talvolta in stereotipi più o meno nascosti. L’appuntamento di venerdì con il corso di giornalismo ha offerto a Francesca Mandelli e Pepita Vera Conforti il palcoscenico per riflettere sulla questione di genere.
L’italiano una lingua sessista? «La nostra lingua non è sessista, piuttosto è il linguaggio che può esserlo»: la giornalista della RSI Francesca Mandelli
ha spezzato una lancia in favore dell’italiano, nel cui presunto
maschilismo strutturale spesso si tende a rifugiarsi. L’uso a tutti i
costi di termini maschili è a tutti gli effetti una discriminazione.
Avvocata e architetta sono esempi di corrispettivi femminili entrati a
pieno titolo nei vocabolari; la desuetudine fonetica o la cacofonia non
devono quindi valere come scusa.
«Benvenuti a tutte» Non solo attraverso l’uso della lingua e il racconto, il
contributo dei media passa anche attraverso un’informazione che rispetti
la parità (anche numerica) di genere. «Benvenute a tutte! Così bilancio
il “tutti” che ha usato Aldo (Sofia, ndr)», ha esordito così – scherzando ma non troppo – PepitaVeraConforti,
esperta per la formazione continua del DECS. Attivista di lungo corso,
attraverso diverse iniziative si è battuta e continua a lottare contro
le discriminazioni e la violenza sulle donne. Una battaglia ad ampio
raggio che riguarda anche la proporzionalità tra quel 50% di popolazione
mondiale spesso sottorappresentata e l’effettiva presenza femminile
nella quotidianità. A livello ticinese solo il 30% di chi racconta le
notizie, tra dirigenti, capi edizione e capi redattori, è donna. Una
percentuale che scende al 25% a livello globale quando si tratta di
esponenti del gentil sesso protagoniste di un racconto giornalistico.
Dati eloquenti, emersi per la prima volta nel 1995 in occasione dalla
Conferenza mondiale sulle donne, che il Global Media Monitoring Project raccoglie in un rapporto ogni cinque anni.
E a livello svizzero? Un’indagine condotta dalla Commissione federale
per le questioni femminili ha dimostrato che, per la prima volta in
occasione delle elezioni federali del 2015, le candidate non sono state
presentate dai media sulla base di stereotipi.
Cinque anni più tardi, la polemica pre-sanremese con il “bella, anzi
bellissima” di Amadeus ha mostrato che però un sentimento di malcelato
sessismo resiste ancora.
La lezione è finita, fuori dall’aula alla radio c’è di Aretha Franklin. Respect: era il 1967, ma oggi è più attuale che mai…
DerCorso di giornalismo della Svizzera italiana ist eine Weiterbildung für Journalistinnen und Journalisten, die bereits im Beruf tätig sind und ins Berufsregister BR aufgenommen werden möchten. Die Studierenden des Jahrgangs 2019-2020 haben einen Blog lanciert: mit ihrer Genehmigung wird investigativ.ch die Artikel abdrucken, die in der Recherche-Arbeit nützlich sein können. Im folgenden Bericht geht es darum, wie Journalistinnen und Journalisten unabhängig bleiben, vor allem im Lokaljournalismus. Hier geht es direkt zur Webseite und zum dazugehörigen Audiobeitrag (allesauf italienisch).
L’interesse di un giornalista indipendente é dare notizie! Non essere un confessore o un avvocato
A cura di Julie Arlin e Natascia Bandecchi
L’incontro
con Antonio Civile, oggi coordinatore dell’offerta online RSI ma per
molti anni appassionato e navigato giornalista di cronaca locale per la
stampa scritta e la tv, ha alimentato profonde e accese riflessioni sul
mestiere del reporter di prossimità.
I
temi delicati e le questioni dei confini non precisamente determinati
della divulgazione di alcuni dettagli nei fatti di cronaca, hanno
movimentato l’aula e spaccato l’opinione dei presenti.
Grazie
ai casi pratici che Antonio Civile ha presentato, sono tornate a galla
tematiche affrontate già da inizio corso: “il diritto di cronaca”, “la
tutela della privacy” e “l’interesse pubblico nel divulgare o meno un
fatto”.
La discussione ha fatto emergere diverse conclusioni, fra tutte: l’assenza di un manuale definitivo del mestiere di giornalista e soprattutto di come la trasparenza e la fiducia che si creano con fonti e pubblico siano alla base di
Zuerst macht er Schaffhausen zur Drehscheibe eines internationalen Bestechungsskandals, dann wechselt er die Seiten und erleichtert seinen Arbeitgeber um 115 Millionen. Marlon Rusch hat für die Schaffhauser AZ und die WOZ über Erich Schulthess geschrieben, ein Mann, der zu gross wurde für seine Stadt. Die aufwändige Recherche mitfinanziert hat der «investigativ.ch: Recherchefonds der Gottlieb und Hans Vogt Stiftung», den wir im vergangenen Mai lanciert haben: «Erichs Coup»
Diese Veranstaltung wird zu einem späteren Zeitpunkt stattfinden, Infos gibt es bald an dieser Stelle.
Es war eine gigantische Konferenz. 1700 Journalistinnen und Journalisten aus aller Welt trafen sich Ende September zur 11. Global Investigative Journalism Conference (GIJC) in Hamburg. Und es war grossartig. In unzähligen Veranstaltungen konnten wir voneinander lernen, diskutieren, Kooperationen anbahnen und überhaupt investigativen Journalismus weiterbringen. Auch eine grosse Delegation aus der Schweiz reiste nach Norddeutschland und kam mit grossen Ideen zurück. Am 12.12. in Zürich gibt es dazu eine Veranstaltung: 5 Hamburgreisende erzählen von Panels und Speakerinnen, die sie am meisten beeindruckt haben. Zur Einstimmung findet Ihr hier (https://gijc2019.org/tipsheets/) Zusammenfassungen, Tipp-Sheets und Anekdoten aus der Konferenz.
12.12.19 ab 18.30 Uhr, Rosa-Luxemburg-Saal, beim Café Boy, Kochstrasse 2, 8004 Zürich
DerCorso di giornalismo della Svizzera italiana ist eine Weiterbildung für Journalistinnen und Journalisten, die bereits im Beruf tätig sind und ins Berufsregister BR aufgenommen werden möchten. Die Studierenden des Jahrgangs 2019-2020 haben einen Blog lanciert: mit ihrer Genehmigung wird investigativ.ch die Artikel abdrucken, die in der Recherche-Arbeit nützlich sein können. Hier ist der erste über die rechtlichen Aspekte unserer Arbeit (auf italienisch).
È una linea sottile a separare ciò che un giornalista può e non può fare.
Carla Clavuot e Nicole Caola
Laura Bernasconi, giurista alla RSI, e Gianni Gaggini, vice produttore di Falò e presidente del Corso di giornalismo.
Muovendosi tra deontologia e legalità, diritti e doveri, interesse pubblico e protezione della personalità, la professione deve restare entro un confine a volte elastico, spesso tratteggiato, ma onnipresente: da un servizio di cronaca giudiziaria di pochi minuti a un’inchiesta più lunga e strutturata, la regola è trovare il giusto equilibrio tra la propria missione di watchdog e il rispetto del pubblico.
Restare sotto la linea è il dovere di ogni giornalista. Per tracciarla sono intervenuti davanti agli allievi del Corso di giornalismo della Svizzera italiana Gianni Gaggini, giornalista e volto della trasmissione Falò, e Laura Bernasconi, giurista alla RSI che svolge da anni un ruolo fondamentale all’interno delle redazioni dei programmi di inchiesta. Fondamentale perché sin dalla fase iniziale è in grado di intuire ciò che sta “sopra” e “sotto”, in modo che le redazioni possano riportare i fatti senza incorrere in problemi legali che vanificherebbero il loro lavoro.
Protezione della personalità, riprese e registrazioni illegali, diritto di risposta, protezione dell’onore. Quattro concetti che costituiscono potenziali rischi, e quindi fili imprescindibili nel tessuto della nostra linea. Per ciascuno di essi i relatori hanno portato degli esempi concreti, servizi e inchieste che li hanno portati a superare la linea e quindi a dover affrontare controversie legali.
Come comportarsi se i protagonisti di una vicenda raccontata in
un servizio giornalistico già pubblicato chiedono che i propri nomi
vengano cancellati invocando il diritto all’oblio?
SOPRA LA LINEA Fino all’anno scorso se una persona si rendeva responsabile di un reato compiuto nell’esercizio delle proprie funzioni era considerato di interesse pubblico poterne riportare i nomi (o renderli identificabili) all’interno di un articolo o di un servizio. I giornalisti del Quotidiano avevano infatti identificato i due avvocati arrestati durante l’inchiesta penale contro Paolo Clemente Wicht.
SOTTO LA LINEA Recentemente una sentenza del Tribunale d’appello cantonale ha ribaltato questo principio: è possibile fare i nomi di una persona implicata in un crimine solo e soltanto se gode di spiccata notorietà. Uno sconosciuto può quindi considerarsi “al sicuro”, perché i suoi dati sensibili non possono in alcun modo essere pubblicati dai media.
Come comportarsi se i protagonisti di una vicenda raccontata in
un servizio giornalistico già pubblicato chiedono che i propri nomi
vengano cancellati invocando il diritto all’oblio?
SOPRA LA LINEA
Cancellare la notizia è giustificabile solo se i fatti riportati sono
sbagliati o falsi. Aggiornarla o apporre dei cambiamenti è fattibile
solo se effettivamente sono emersi nuovi spunti o fatti che ne
giustifichino l’aggiornamento.
SOTTO LA LINEA Nel caso del Quotidiano quando i due avvocati implicati nell’inchiesta hanno chiesto di cancellare i propri nomi (sulla base della sentenza del Tribunale d’appello) si è deciso di anonimizzare l’articolo scritto che correlava il servizio. Un’alternativa potrebbe essere chiedere a motori di ricerca come Google di modificare le impostazioni in modo che l’articolo non sia più tra i primi risultati delle ricerche correlate.
Come ci si comporta quando giungono in redazione denunce o messaggi anonimi?
SOPRA LA LINEA Le segnalazioni o richieste d’aiuto anonime sono importanti piste da cui partire, ma non vanno mai pubblicate senza prima aver effettuato le verifiche necessarie. Le fonti vanno sempre protette, ma bisogna sempre chiedersi perché hanno interesse a sollevare il problema e a renderlo pubblico. In caso di denuncia di un reato grave di natura sessuale, come la pedofilia, è importante segnalarlo alla polizia: non va dimenticato il nostro dovere innanzitutto di cittadini.
SOTTO LA LINEA L’inchiesta di Falò sui casinò d’azzardo è partita da una lettera anonima interna, nella quale quindici lavoratori del Casinò di Lugano denunciavano movimenti di denaro alquanto sospetti. Per difendere le fonti nel servizio, sono stati cercati ed interrogati altri testimoni interni, che non avevano però partecipato alla denuncia, e resi a loro volta anonimi. La testimonianza anonima è uno strumento giornalistico che permette di raccontare la verità nascondendo l’identità di vittime o interessati.
Laura Bernasconi spiega alla classi i quattro potenziali limiti del giornalismo: protezione della personalità, riprese e registrazioni illegali, diritto di risposta e protezione dell’onore
Come ci si tutela da una potenziale denuncia penale da parte del protagonista di un’inchiesta?
SOPRA LA LINEA
Presupponendo la verifica dei fatti raccontati e la veridicità delle
informazioni raccolte, si pubblica o si va in onda senza mostrare il
documento alle parti, rischiando così una denuncia per diffamazione.
SOTTO LA LINEA
Fare in modo che il protagonista della vicenda – come nel caso di Enzo
Crotta e dell’inchiesta di Patti Chiari – veda il servizio in anticipo e
sia presente in studio per commentarlo. Qualora non si riuscisse a
raggiungere gli attori in gioco documentare sempre i tentativi fatti per
contattarli in modo da poter provare la propria buona fede.
In quali casi è lecito usare un microfono o una telecamera nascosta?
SOTTO LA LINEA
Per restare sotto la linea in questo caso è necessario che si
verifichino diverse condizioni, e solo se tutte sono soddisfatte è
possibile procedere. Il tema dell’inchiesta o dell’articolo dev’essere
di interesse generale e potenzialmente utile a favorire il dibattito
pubblico. Non ci devono essere altri modi per documentare i fatti che si
intende riportare. Bisogna rispettare la privacy di chi è coinvolto,
ovvero anonimizzare le persone riprese. Il fine delle riprese è quello
di raccontare un fenomeno, e non puntare il dito su un colpevole.
Si possono filmare persone ad un evento pubblico e usare il
materiale come immagine di copertura in un servizio, non per forza
relativo a quella manifestazione?
SOPRA LA LINEA
Nel servizio di Falò dedicato all’abuso di alcol da parte dei giovani,
c’è un breve spezzone, un’immagine di copertura, nel quale si vede un
gruppo di ragazzi che brinda alla festa del vino di Mendrisio. Uno di
loro, dopo aver visto la trasmissione, ha chiesto un risarcimento per
lesione dell’onore, perché la comparsa del suo viso in un sevizio sulla
sbornia gli avrebbe causato diversi problemi. Il ragazzo ha vinto la
causa contro la RSI.
SOTTO LA LINEA Tendenzialmente quando una persona si trova in un luogo pubblico, conscia di venir filmata, se non rifiuta espressamente di venir ripresa significa che è d’accordo. Il giornalista e il videomaker dovrebbero però sempre chiarire i motivi del servizio: la persona deve essere a conoscenza del tema trattato nel video in cui comparirà.
Une délégation du comité
d’investigativ.ch et sa présidente, Serena Tinari, rencontreront des
journalistes romands à Lausanne le 4 octobre.
La rencontre commencera à 18 heures 30
dans les locaux gracieusement mis à disposition par le CFJM:
Avenue de Florimont 1
1006 Lausanne
Il est encore possible de s’inscrire, à l’adresse kontaktATinvestigativ.ch
Après une présentation de l’histoire et des activités d’investigativ.ch jusqu’ici, nous souhaitons connaître vos attentes vis-à-vis de l’association, en Suisse romande et sur le plan national.
«Lokaljournalismus ist die Königsdisziplin im Journalismus»: So formuliert es Jürg Auf der Maur, Chefredaktor des «Boten der Urschweiz» und Keynote-Speaker am diesjährigen Jahrestreffen von investigativ.ch. Die Tagung ist ordentlich gewachsen – unter dem Titel «Investigativer Lokaljournalismus: Zwischen Recherche und Regionalstolz» kamen Mitglieder und Interessierte in den Genuss eines spannenden Programms mit Workshops, Panels und Podiumsgespräch. Über 70 Journalistinnen und Journalisten waren beim Jahrestreffen im Bahnhofbuffet Olten dabei.
Auf der Maur hielt ein inspirierendes Plädoyer für einen kritischeren Lokaljournalismus. Man müsse Erklärungen und Verlautbarungen permanent hinterfragen, lautet etwa einer seiner Leitsätze. In vier Workshops berichteten Kollegen aus der Praxis oder gaben konkrete Tipps für den Berufsalltag. Mit dabei waren Franziska Engelhart und Stefanie Müller-Frank (freie Arbeit für die «Republik»), Jörg Krummenacher (NZZ), Alexandra Stark (MAZ) und Anna Bernasconi (RSI). Auf dem Podium gingen vier Kollegen der Frage nach, welche Chancen und Risiken sich dem investigativen Lokaljournalismus im Zeitalter der Medienkonzentration bieten. Gabriel Brönnimann (frei) befragte Rolf Cavalli («Aargauer Zeitung»), Romina Loliva («Schaffhauser AZ»), Maria Roselli (RSI) und Alexandra Stark. Derweil standen erfahrene Kolleginnen und Kollegen als «Recherche-Docs» für Einzelgespräche zur Verfügung – das Angebot wurde rege genutzt.
Warum wir über den «investigativ.ch: Recherche-Fonds der Gottlieb und Hans Vogt Stiftung» fortan jedes Jahr 15‘000 Franken für grosse und kleinere Recherchen im Lokal- und Regionaljournalismus vergeben, erklärte unser Beirat Dominique Strebel. Und schliesslich wurde im Rahmen des Jahrestreffens auch noch der Goldene Bremsklotz vergeben – er ging an Jørgen Bodum. Der Industrielle geht rechtlich gegen die Luzerner Journalistin Jana Avanzini vor (inzwischen gibt es ein erstinstanzliches Urteil).
Unser Beirat Dominique Strebel zum Fall Jana Avanzini, dem Bremsklotzgewinner Bodum. Hier ist sein Bericht aus der Verhandlung und zum Urteil des Luzerner Bezirksgerichts in der Republik.
Neu im Vorstand: Cathrin Caprez stellt sich vor.Co-Präsidentin Stefanie Hablützel wechselt in den Beirat.Mitgliederversammlung 2019: Geschäftsführerin Sina Bühler präsentiert die Rechnung.Die Vorstandsmitglieder Sven Altermatt (im Bild) und Fiona Endres (hinter der Kamera) haben die Jahrestagung organisiert.Keynote-Speaker Jürg Auf der Maur über kritischen Lokaljournalismus.Die Workshops: Anna Bernasconi (RSI) spricht über internationale Recherchen.Tipps und Tricks von Alexandra Stark (MAZ).Franziska Engelhardt …… und Stefanie Müller-Frank über ihren Podcast «Zündstoff» (Republik).investigativ.ch Beirat Dominique Strebel lanciert den «investigativ.ch: Recherche-Fonds der Gottlieb und Hans Vogt Stiftung».Podiumsdiskussion zum Thema «Goldene Zeiten für investigativen Lokaljournalismus im Zeitalter der Medienkonzentration?»…mit Romina Loliva (Schaffhauer AZ) und Maria Roselli (SRG)… Rolf Cavalli (CH Media)und Alexandra Stark (MAZ), moderiert von Gabriel Brönnimann.Georg Humbel verleiht den Goldenen Bremsklotz 2019 an den Kaffeekannen-Millionär Jørgen Bodum.Er hat die Journalistin Jana Avanzini wegen Hausfriedensbruch angezeigt, weil sie seine besetzte Villa für eine Reportage betreten hatte.Teilnehmerinnen und Teilnehmer an den Workshops…mit ihren persönlichen Recherdocs……und beim anschliessenden Apéro